lunedì 30 aprile 2012

La lezione di Raymond Carver

Continuo ad appassionarmi alla forma del racconto, dopo Buzzati e Tabucchi è arrivato il momento di Raymond Carver.
Come hanno già detto in molti Raymond Carver (1938-1988) "rivelava l'insolito celato dietro l'ordinario". La scrittura come processo di rivelazione è una caratteristica fondamentale della sua poetica. Non a caso, egli stesso affermava di revisionare un testo per ben dieci, quindici riletture consecutive, ogni volta cambiando e rimodulando il racconto.
Il processo creativo di Carver, divenuto materia di studio per il "creative writing", è basato su un lavoro di rimozione progressiva e radicale del superfluo dalla materia originaria di un racconto. In questo modo il racconto diventa rappresentazione essenziale di una vicenda umana: essenziale nella collocazione spazio-temporale, essenziale nell'uso del dialogo e del discorso diretto, essenziale nella descrizione dei luoghi, dei personaggi e delle situazioni.
Il più piccolo dettaglio si fa elemento chiave del racconto: l'inanimato, l'oggetto, diventano protagonisti; il disagio è espresso, più che con l'azione dei protagonisti, con l'introduzione di elementi esterni, sia umani (un avventore di un bar, una misteriosa donna al telefono) che non umani (il frigorifero che si rompe, un televisore, le chiavi di casa dei vicini, una orribile trota verde). Gli schemi tradizionali del racconto breve vengono stravolti: la trama non viene risolta, ma l'intera storia è la rappresentazione di una continua discesa dei personaggi verso una imminente quanto irraggiungibile distruzione.

Il lavoro meticoloso, quasi scientifico, attraverso il quale Carver è riuscito a rappresentare in modo unico e controcorrente la società dei disoccupati, dei poveri, degli umili, di chi ha fallito nel rincorrere il sogno americano, senza buonismo e false illusioni, ha lasciato un enorme segno nella nostra cultura.
Con quello stesso spirito, un grande regista come Robert Altman ha girato "America oggi" (Short Cuts, 1993), tratto da 9 racconti di Carver.
L'eredità del minimalismo letterario americano che parte da Hemingway e tocca il suo apice con Carver ha poi cresciuto i figli della nuova letteratura americana (ed occidentale), da David Forster Wallace ("Carver non era un minimalista: era un artista"), a Jonathan Franzen e Kevin Canty.
Ad Oriente invece Murakami Haruki - traduttore ufficiale in lingua giapponese dell'intera opera di Raymond Carver - ne fa uno dei suoi autori di riferimento. E - strano ma vero - non è poi così difficile scovare tracce di Raymond Carver nei romanzi di Murakami come "Kafka sulla spiaggia", "Norwegian Wood" e "L'uccello che girava le viti del mondo".
Link:

- Collaborare con Carver - di Robert Altman
- Raymond Carver - Pagina dedicata sul portale Einaudi