giovedì 23 gennaio 2014

Rayuela - Il gioco del mondo

"Le parole che utilizzi, «un enorme imbuto», «il buco nero di un enorme imbuto», ecco, Rayuela è esattamente questo, è ciò che ho vissuto in tutti questi anni e che ho voluto provare a raccontare – con il tragico problema che appena questo tipo di cose si dice, scatta il malinteso, tutto l’orrore del linguaggio («le cagne funeste» – le parole) che preoccupa Morelli."
Ho estratto questo breve testo da una lettera che Julio Cortazar inviò nel luglio del 1962 a Francisco (Paco) Porrúa, primo editore del romanzo "Rayuela". Ho avuto il piacere di immergermi in quel "grande imbuto", secondo le indicazioni fornite dall'autore nella breve guida che fa da introduzione al romanzo:

1) Ho dapprima letto il romanzo secondo l'ordine lineare dei capitoli
2) Ho riletto il romanzo secondo l'ordine suggerito a pié pagina dall'autore
3) Ho parzialmente riletto il romanzo scegliendo io l'ordine dei capitoli

In "Rayuela" Cortazar distrugge canoni e regole della forma romanzo creando - in ottica decostruzionista - una sorta di ipertesto, o ipercosmo letterario, popolato da miriadi di personaggi, psicologie e flussi di coscienza, metatesti e citazioni, virtuosismi grammaticali (tra cui, l'invenzione del gliglico come lingua dell'intimità fra Horacio e la Maga) ed accorgimenti tipografici, strade cittadine e stanze mai in ordine. Un ipertesto dove i collegamenti non vengono risolti attraverso soluzioni semantiche, ma attraverso complesse tecniche di introspezione psicanalitica nelle quali è impossibile non scovare una minuziosa devozione dell'autore alle teorie di Carl Gustav Jung, Heidegger, Derrida.
Così, l'esperienza di lettura diventa un gioco, impegnativo, ma del resto non stiamo parlando di un gioco qualsiasi ma del "gioco del mondo", la Rayuela appunto, o - come la chiamavamo noi da bambini qui in Italia - la "Campana". Il "Mondo" è un disegno fatto con il gesso posizionato nel cortile di un manicomio. Il mondo è governato dal caos (il sassolino che deve andare ad occupare le varie caselle del gioco). Di contro, l'"Io" cosciente esce dai confini spazio-temporali, moltiplicandosi in Horacio Oliveira (protagonista), Traveler, la Maga, Talita, Gekrepten, ed infine negli scritti di Morelli nella terza parte del romanzo, dal titolo "Da altre parti". Nel romanzo, due "morti" esemplari, quella dello stesso Morelli, investito da un'auto, e quella di Rocamadour, figlio della Maga, morto per negligenza della madre in una delle pagine più oscure e tragiche. Sicuramente non a caso, Rocamadour è una località della Francia nota per essere meta di pellegrinaggio e penitenza.

E' difficile quanto inutile decodificare l'intero romanzo ed i suoi innumerevoli riferimenti e simbologie.
E' altresì inutile dilungarsi sulla portata dell'opera all'interno della letteratura del XX secolo.
Pertanto, considerando che quest'anno celebreremo i 100 anni dalla nascita dell'autore, coglierei l'occasione per invitare tutti ad una lettura delle vicende di Horacio Oliveira in Rayuela - Il gioco del mondo.