martedì 23 ottobre 2012

Il Pirata e il Campione

Se percorri l’autostrada A14, nei pressi di Imola, passando di fronte alla sede del Mercatone Uno puoi notare una biglia gigante con una splendida foto di Marco Pantani in maglia rosa. Nel potere evocativo delle immagini e dei simboli, quella biglia - simile a quelle con cui si giocava in spiaggia su improbabili piste tracciate sulla sabbia – rappresenta in modo così semplice ed efficace i valori del ciclismo, tanto da farti commuovere.

Tornano alla mente le lunghe dirette TV dei tapponi di montagna, che seguivi minuto dopo minuto malgrado gli esami imminenti (prima la maturità, poi l’università).
Tornano alla mente quei pomeriggi riminesi nel luglio del 1998, e la gioia per quella splendida vittoria al Tour de France.
Torna alla mente l’attesa del Pirata all’arrivo della tappa al Terminillo nel giro d’Italia del 2003, e l’accoglienza del suo pubblico, della sua gente.

Se passi davanti a quella biglia un minuto dopo che la radio ha annunciato la revoca dei 7 tour de France a Lance Armstrong, un sentimento di rabbia come polvere velenosa si posa sul velo sottile dei ricordi evocati da quell’immagine così tenera e gentile.

Oltre ogni troppo facile moralismo tipico della nostra gente, arriverà prima o poi il momento di chiedere scusa a Marco Pantani, se non altro per aver oscurato fra le righe delle pagine di cronaca la vicenda umana e sportiva di un autentico campione.